ARS Adventure Race Slovenia – 2010 06 – report di Federica Friz

Era da 2 anni che sentivo parlare dell’ARS, e cosi’, mi sono decisa a partecipare..In compagnia di Sabrina, Marcello e Jonni abbiamo portato a termine la gara. Una prova davvero dura, soprattutto a causa del freddo (temperatura fino a 7 gradi) accompagnato dalla pioggia, pressoche’ ininterrotta 2 giorni su 3. Sport effettuati: mtb, roller, corsa/trek, canoa, calata in corda

ars 2010 percorso

La storia

Venerdi veniamo imbarcati su un pullman che ci porta a due ore e mezza di guida dal punto di partenza, subito notiamo che non esistono pianure, ma solo montagne più o meno alte, che immaginiamo già ci diano un bel da fare per salirle e scenderle. E infatti non resteremo delusi!

La prima parte di gara sono 15km di rollerblade. La squadra procede spedita anche se è visibile che non e’ questo lo sport in cui eccelliamo. Terminata questa tappa, inforchiamo le mtb e subito iniziamo una salita che ci porta ad affrontare una discesa con la corda: 85 m di calata verticale non sono davvero pochi, e, personalmente, l’idea di non essere assicurata dall’alto, ma di essere solo in balia di un discensore non mi piace molto.Durante la calata, a 20 m dall’alto mi si incastra il pettorale nel discensore. Non posso ne’ salire ne’ scendere. La mia vita appesa a un filo, um imbrago e un moschettone. Mi sento poco comoda. Mantengo sangue freddo, mi assicuro e avviso marcello, che è già sceso. Poco dopo arriva uno degli organizzatori. Insieme con un po’ di fatica riusciamo a liberare il discensore. Procedo quindi per altri 65 m di discesa e mi riprometto di fare un corso di discesa con guida alpina appena metto i piedi a terra. Poco male, la lanterna in cima alla calata e quella in basso valgono ben 4 punti, per cui e’ stato un bene prenderli.

La gara quest’anno infatti gioca molto sulla strategia: ogni lanterna e’ contrassegnata da un punteggio. Vince la squadra che all’arrivo ha il punteggio piu’ alto.

Procediamo con la mtb, una lunga salita, poi una discesa, poi costeggiamo il fiume. Qui presi dalla velocità imbocchiamo il percorso sbagliato. Guadiamo un fiume per riportarci sul giusto sentiero, e infine iniziamo una lunghissima salita in mtb: 8km con pendenza di 12km, una svista davvero dura che ci fa perdere tempo e molte energie.

Il clima fino a questo momento e’ ottimo: c’e’ il sole, ma anche un vento fresco che aiuta a fronteggiare il caldo. Arrivati pero’ in cima alla salita, ecco che inizia la pioggerellina prima e la pioggia pesante poi. Ci copriamo con quel che abbiamo, ma gli 8 km di discesa e gli ulteriori 10km che ci portano a un altro punto di cambio li soffriamo. La pioggia e’ scrosciante e il vento é molto freddo. Il termometro del contachilometri della bici segna 9 gradi, e non risente del vento che aggrava la sensazione di freddo e che percepiamo come pungente. Una lunga salita di caldo e sudore seguita da una discesa di bagnato e freddo determina la volontà di arrivare il prima possibile al punto di ristoro, ben felici di poterci cambiare i vestiti zuppi e freddi e addentare del cibo diverso dalle nauseanti barrette energetiche.

Qui dedichiamo del tempo a mangiare, e selezioniamo con cura cio’ che ci vogliamo portare dietro per la tappa di canoa e di trekking. La parte di nuoto (circa 3km) la saltiamo, poiche’ siamo infreddoliti e ci hanno comunicato che la temperatura dell’acqua e’ di circa 10 gradi.

Saliamo quindi sulle canoe e ci buttiamo lungo il fiume per circa 15km. L’acqua e’ talmente cristallina che si possono vedere perfettamente i ciottoli del fondale. Non mi era mai capitato di ritrovarmi a galleggiare sul nulla, perche’ l’acqua non si vede. E’ una sensazione davvero strana, ma la slovenia e ricca di questi fiumi cristallini di origine carsica. Il fiume e’ intervallato da alcuni salti che mettono a prova di equilibrio tutte le borse e gli zaini che ci stiamo portando dietro, alcuni dei quali non sono nemmeno legati alla canoa, e quindi a rischio di perdita, se ci dovessimo cappottare.

Poco prima dell’imbrunire arriviamo a destinazione. Se durante la canoa la pioggia aveva smesso, durante questo cambio riprende.

Indossiamo vestiti asciutti, lampada frontale, ed ecco che partiamo per la lunghissima tappa di trekking. Sono le 20:00 e il nostro prossimo cambio lo ritroveremo alle 15:00 del giorno dopo.

Partiamo e come altre squadre ci troviamo incastrate tra 2 fiumi. La cartina era inesatta, o forse il fiume ha modificato il suo corso, per cui prontamente torniamo indietro, guadiamo il fiume al buio, ed eccoci sul sentiero giusto. Dopo un po’ che camminiamo troviamo il sentiero che ci porterà in alto. Un paio di centinaia di metri di dislivello, ed ecco che il sentiero scompare. Grazie al fiuto di Jonni raggiungiamo il sentiero che ci eravamo prefissi di raggiungere, solo dopo aver proceduto pero’ su terreni estremamente scoscesi, senza seguire un sentiero, ma inerpicandoci su come capre. Un paio d’ore di salita: muscoli delle gambe che lavorano, le braccia che spingono sui bastoncini da trekking, ed estrema attenzione al fondo, sconnesso, scivoloso e ripido. Un appoggio sbagliato del piede qui non sarebbe stato accettabile.

Fortunatamente la pioggia si era interrotta all’inizio della salita, e quello che ci spetta alla fine della salita, quando usciamo dal bosco e’ uno splendido cielo stellato e il silenzio assoluto. Impossibile non gioire della potenza della natura che ci avvolge.

Verso le 3:00 della mattina siamo tutti d’accordo di trovare un riparo per riposarsi qualche ora. Lo troviamo solo alle 06:00: una vecchia baracca di legno militare in disuso. Due materassi probabilmente pluridecennali ci sorprendono e in 4 ci ripariamo sotto le nostre coperte di sopravvivenza, e tale parola si rivela del tutto adeguata: siamo sopravvissuti anche se ci siamo svegliati intirizziti dal freddo, e il riposo, nonostante fosse comodo, sicuramente non era sufficientemente caldo per farci riprendere tutte le forze.

Ripartiamo e dopo una lunghissima camminata/corsa riusciamo ad arrivare al punto di cambio. Sono circa le 16:00 e appena arriviamo riprende a piovere. Ingurgitiamo un paio di piatti di pasta e montiamo in sella. Da questo momento parte un lunghissimo tratto in bici prima del punto di cambio successivo: le 13:00 del giorno dopo. Gli zaini son pesanti, anche perche’ per combattere il freddo (che continua imperterrito) ci portiamo dietro piu’ vestiti. Siamo costretti a fermarci nel mezzo del nulla a chiedere del cibo e dell’acqua all’unica casa in cui ci imbattiamo: una famiglia locale che si dimostra molto gentile rimpiendoci di pane, salame e formaggio.

E da questo momento inizia una lunghissima salita in mtb che ci porta a fare parecchi centinaia di metri di dislivello in salita. L’obiettivo sono le grotte in cima alla montagna, dove sono posizionate altre lanterne. La strada da asfaltata, diventa bianca, poi un sentiero largo non asfaltato e poi sotto una pioggia scrosciante ci inerpichiamo, bici in spalla o a spinta, lungo uno strettissimo, ripidissimo e scivolosissimo sentiero, con un dirupo alla nostra destra. Il buio e’ pesto, e procediamo vedendo unicamente il raggio di luce proiettato dalle lampade frontali.

Ci innalziamo sempre di piu’ sul livello del mare, la pioggia ci ha reso zuppi e il freddo e’ insopportabile. Decidiamo di fermarci al primo riparo, e poco dopo ci imbattiamo in un fienile. Sono le 3 di notte. Entriamo nel fienile, spogliati dei vestiti fradici li stendiamo sperando in un clima migliore per l’indomani e nonostante il cambio asciutto e la coperta di sopravvivenza, riusciamo a trarre un po’ di “meno freddo” solo dormendo appiccicati l’uno con l’altro e ricoperti di fieno. Ci svegliamo dopo 2-3 ore per il freddo, non riesco a respirare probabilmente a causa del fieno e fuori continua imperterrito il diluvio.

Purtroppo non ci sono alternative: bisogna stringere i denti e continuare, per arrivare all’arrivo e a un cambio caldo. Inforchiamo le nostre bici e dopo 3 ore arriviamo al punto di cambio per la prova successiva: un giro di roller da fuoristrada attorno a un lago. Perfortuna la pioggia ha smesso e l’arrivo si avvicina.

Concludiamo la nostra prova dopo aver gareggiato per 50 ore, gestito 70 lanterne, pedalato per 170 km, pattinato per 20 km, pagaiato per 20 km e camminato/corso per 50 km.

Alcune squadre si son ritirate, la squadra m6-sport ha concluso invece con una ragguardevole 13ma posizione!

E ora… alla ricerca della prossima sfida!

Da sinistra verso destra: Jonni Malacarne, Sabrina Tettamanti, Federica Friz, Marcello Parmigiani

Marcello Parmigiani, Federica Friz, Sabrina Tettamanti, Jonni Malacarne

Video report

2 commenti

  1. vito fiore says:

    Ciao !
    Siamo un piccolo gruppo di Faenza e pratichiamo abitualmente triathlon, anche su lunghe distanze.
    Ci piacerebbe moltissimo provare a partecipare ad una gara di eco-avventura, magari a squadra mista (3 uomini e 1 donna), ma non abbiamo specifiche capacità tecniche al di fuori delle discipline nuoto-bici-corsa.
    In particolare non abbiamo alcuna esperienza di: roller, equitazione, arrampicata…
    E’ possibile avere qualche consiglio su come iniziare e su quali gare possiamo provare ad affrontare da neofiti?
    Il nostro sogno è quello di partecipare a manifestazioni di più giorni, perchè no… anche all’estero unendo sport e vacanze!
    Ringrazio anticipatamente.

    1. admin says:

      ciao, ottimo! è sempre bello trovare nuovi adepti, perche’ i raid son belli, ma i partecipanti purtroppo sempre troppo pochi in Italia! L’importante non è essere esperti in tutto, ma non aver paura di affrontare cose nuove. L’equitazione ci può essere, ma è rara. Ben più comuni sono roller (dove basta andare qualche volta per prenderci un pochino la mano) e più che arrampicata, la discesa in corda: devi saper usare qualche tecnica per scendere in corda. (come da foto ARS).

      Per il resto ti contatto per email, cosi ti posso dare ulteriori dettagli!

      A brevissimo 1-2 ottobre c’e’ il Garda Lake Raid e poi a fine ottobre la Turbigo Turbo Race (puoi trovare il report dello scorso anno sul sito) Ciao

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